Sino a cinquant’anni fa il piccolo paese di Bisacquino era pieno di botteghe di fabbri artigiani che, oltre ai ferri di cavallo, chiavistelli e serrature, lavoravano il ferro per farne lame di arnesi da lavoro usati, ogni giorno, dai contadini: falci, falcetti, asce e roncole di varie forme e misure e, talvolta, anche corna di animali per creare splendidi manici per i coltelli, a quei tempi utili, funzionali e inseparabili “accessori multiuso”, per chiunque. Le corna utilizzate erano di capre o montoni locali, di vari colori e misure, dure come il granito che però, quando forgiate a fuoco lento tra le pazienti e sapienti mani dell’artista, diventano morbide, lasciandosi formare, decorare e trasformare in veri e propri gioielli di artigianato etnico. I collezionisti che amano questi coltelli, sanno che le forme ed i colori sono varie a seconda della lama e del corno usato. Le materie prime, cioè le corna degli animali, spesso erano fornite dai macellai in cambio della molatura dei propri coltelli.
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